Sunday, January 4, 2009

Comunicato stampa "MODELLO TOSCANA"


Il Sindaco di Pontedera ha inviato una lettera al Tirreno in risposta ad un articolo del Direttore del giornale sulla questione morale, difendendo l’operato degli amministratori toscani ed il “modello toscano” di sviluppo.

Secondo Marconcini i politici toscani avrebbero realizzato un compromesso di buon livello tra politica e società, mondo del lavoro e ambiente.

Un compromesso su cui abbiamo espresso apprezzamenti ma anche più di una perplessità, a partire proprio da quelle questioni urbanistiche su cui oggi si sta concentrando l’attenzione della Magistratura.

In verità in Toscana non si registra l’abusivismo dilagante del Sud, nè l’aggressione al paesaggio tipico del Nord-Est, tuttavia non si può non ricordare che in Toscana, secondo Legambiente, ogni anno scompare l’1% della superficie verde, in 15 anni (dal 1990 al 2005) la superficie coltivabile della regione si è ridotta del 15,71%.

Nel suo piccolo il Sindaco di Pontedera ha fatto la sua parte, il Piano Strutturale vigente prevede l’incremento del 60% dell’edificato e un consumo del suolo per 500 ettari.
Le ultime generazione di amministratori delle giunte Rossi e Marconcini hanno sempre rivendicato un’idea della politica come arte del compromesso, contrapponendo una politica realista agli astrattismi degli ecologisti, definiti spesso in modo tranciante come “integralisti” e “fondamentalisti”.

Ma fino a che punto si può essere realisti senza perdere tensione etica ed ideale, senza finire con il sedersi e accettare le prassi consolidate?

Fino a che punto può arrivare la ricerca del compromesso, può esserci un compromesso tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato?

Il compromesso è il risultato del dialogo razionale, del confronto e della battaglia delle idee, o la mediazione, il venire a patti con l’interesse privato, la speculazione?

Per Marconcini si deve trovare un “equilibrio tra interessi privati legittimi e interessi pubblici”, “in maniera trasparente all’interno delle norme di piano, anzi regolando con norme perequative le politiche insediative”.

Ma questo concretamente cosa significa, non si rischia con l’urbanistica contrattata di fare legalmente le stesse cose che in altre regioni si fanno semplicemente abusivamente e illegalmente?

E’ questa la differenza del “modello toscano”?

Facciamo un esempio per chiarire cosa intendiamo dire: Prendiamo le varianti al PRG riguardanti l’ex Superal e l’ex cinema Massimo.

Come Legambiente Valdera criticammo duramente quelle scelte, e come è noto alcuni abitanti ricorsero al TAR e ottennero una sentenza che, con parole molto forti, definiva quell’operazione un esempio di urbanistica contrattata che andava a detrimento dell’interesse degli abitanti.
L’amministrazione è andata avanti ostinatamente ed oggi i risultati sono davanti ai nostri occhi: due edifici monster hanno preso forma nella città, da una parte, dai fondi a piano terra dell’ex Superal, si è alzato un palazzaccio di 8 piani che sovrasta la golena dell’Era, dall’altra il cinema Massimo, come un blob, si è rigonfiato e dilatato in mezzo alle case, trasformandosi in un parcheggio a tre piani.

Abbiamo quindi un nuovo enorme condominio in centro, che richiederebbe determinati standard urbanistici, ma che in virtù di quelle norme perequative su citate, può farne a meno, non solo non è previsto verde, ma si deturpa l’area verde sottostante lungo l’Era; non solo non sono previsti nuovi parcheggi di servizio al nuovo edificio, ma si aggrava una situazione localmente già difficile e si va a creare un nuovo parcheggio in un’altra zona già sovraccarica di edificazioni, trasformando in parcheggio una struttura di interesse pubblico e sociale come il cinema Massimo.

Anche noi crediamo che il modello toscano debba essere difeso, ma l’unico modo per farlo sia quello di discutere con franchezza, senza infingimenti, entrando nel merito delle cose, senza ripararsi dietro un linguaggio politico ingannevole che usa nuovi termini come “sviluppo compatibile”, “equilibrio ambientale” per mascherare la politica di sempre.
Ed è su tali questioni che invitiamo chi aspira a fare il Sindaco nelle prossima legislatura a pronunciarsi; a fare meno generiche dichiarazioni di intenti, a parlare meno di età e biografia e dire a chiare lettere come la pensa sugli interventi di urbanistica contrattata di questo tipo, realizzati ed in programma, se pensano di continuare sulla stessa linea o se pensano invece che ci siano delle cose da correggere nell’amministrazione di questa città.





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