Sunday, January 4, 2009

Comunicato stampa: "Paolo Tambini: morte di un amico"


Non è facile parlare della morte di un amico, e il macabro contrasto di un ambientalista morto per mano di un cacciatore, rende difficile mantenere un atteggiamento equilibrato per chi come noi, da anni reclama condizioni di sicurezza adeguate per l’esercizio di una attività che dovrebbe richiedere una perizia ben maggiore di quella che si trova in giro, come dimostrano i troppi casi di questi giorni che hanno insanguinato la nostra regione.
Per evitare polemiche inutili, crediamo che l’atteggiamento più costruttivo sia quello di chiedere giustizia, chiedere che siano chiarite tutte le responsabilità, attive e omissive, che riguardano il caso di Paolo Tambini. Questo non renderà Paolo alla sua famiglia e a noi, ma potrà evitare che altri casi come questo colpiscano persone ignare, che cercano nelle nostre campagne qualche ora di svago; la giustizia è interesse anche di chi pratica l’attività venatoria rispettando le regole e le comuni norme di sicurezza, e a sua volta può diventare vittima di comportamenti incoscienti.
Ringraziamo gli inquirenti per la rapidità con cui è stato individuato l’autore dell’omicidio, creando le circostanze che lo hanno spinto a costituirsi.
Ci auguriamo che venga esaminata con cura la posizione dei gestori dell’Azienda Faunistico-Venatoria in cui è avvenuto l’omicidio perché, se è chiaro che il cacciatore che l’ha causato non era autorizzato a cacciare in maniera singola animali di grosse dimensioni, bisogna però capire quali misure siano state messe in atto per impedire comportamento scorretti, e quali misure di sicurezza siano state attivate in un territorio dove sono noti usi e accessi al bosco non compatibili con l’attività venatoria.
E, riguardo all’omicida, pur nella comprensione umana per un comportamento che lo rende a sua volta vittima oltre che autore, chiediamo che sia chiarita in maniera precisa la dinamica del suo gesto: com’è possibile che uno spari senza capire bene a cosa ha mirato e poi, non avendo avvertito rumori e movimenti di sorta, non vada a verificare cosa ha colpito? Oltretutto, avendo sparato a pochi metri di distanza, con condizioni di visibilità ottimali, e in pieno giorno? E si è limitato soltanto a cambiare cartuccia o ha utilizzato un’arma non compatibile con la caccia al fagiano?
Ci auguriamo che questi aspetti vengano chiariti, per evitare che, registrando la morte del nostro amico Paolo come tragica fatalità, si eviti di approfondire se e come questa morte avrebbe potuto essere evitata.
Pontedera, 31.12.2008
Legambiente Valdera

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